Malattia di Haglund: quando e come va operata

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La malattia di Haglund è una patologia del retropiede caratterizzata dalla presenza di una prominenza eccessiva dell’angolo postero-superiore del calcagno (Fig.1) con il conseguente attrito con il tendine d’Achille e la borsa retrocalcaneare. Il quadro patologico prende forma nel corso degli anni fino a creare un costante disturbo doloroso anche solo durante il cammino, ma di intensità maggiore durante la corsa.

Fig. 1                                                Fig. 2                                                                              Fig. 3

Sintomi
Il disturbo principale è il dolore sulla parte postero-superiore del tallone che si può manifestare durante l’attività sportiva oppure anche solo nello svolgimento delle comuni attività quotidiane come salire e scendere le scale o chinarsi. L’uso di scarpe chiuse con un contrafforte posteriore troppo duro accresce il fastidio. Se associata alla tendinopatia inserzionale dell’Achille  il dolore è presente anche nella parte posteriore e inferiore del calcagno.

Diagnosi

All’esame clinico è spesso presente un gonfiore all’inserzione del tendine, molto dolente alla pressione. Spesso il male si estende al corpo tendineo configurando un quadro di peritendinite.
Una semplice Rx in proiezione laterale del piede (Fig.2)  è utile per studiare il profilo calcaneale e svelare eventuali calcificazioni inserzionali mentre una ecografia rende conto del grado di interessamento del tendine e delle borse tendinee. L’esame più accurato è la RMN (Fig. 3), in grado di valutare al meglio il conflitto osso-tendine.

Trattamento

Inizialmente è indicato il trattamento conservativo che consiste nel ridurre, variare o sospendere l’attività sportiva a seconda della gravità della situazione, terapia locale (mesoterapia), terapie fisiche (laserterapia, ultrasuoni etc.), terapia con onde d’urto, massoterapia decontratturante ed esercizi di stretching del tricipite surale, rinforzo muscolare eccentrico, rieducazione propriocettiva.
A queste terapie si può aggiungere a seconda dei casi una valutazione baropodometrica dinamica con conseguente confezione di plantari per correggere eventuali difetti assiali a carico del retropiede e una valutazione del chiropratico per risolvere blocchi articolari a carico del piede o del bacino. Se queste terapie non ottengono risultati in un tempo ragionevole, bisogna prendere in considerazione il trattamento chirurgico.

In alcuni casi l’intervento può essere eseguito con la tecnica percutanea mininvasiva attraverso una breve incisione cutanea di circa 0,5-1 cm (Fig. 4) che permette, con apposita microfresa (Fig. 5) , l’asportazione dell’angolo postero superiore del calcagno (fig 6 a,b) e della borsa adiacente. Dopo l’intervento viene applicato un semplice bendaggio compressivo e suggerita una calzatura post operatoria con la quale è possibile camminare immediatamente.

Fig. 4                                                                                Fig. 5                                                                  Fig. 6 a                            Fig. 6 b

Nei casi di maggiore complessità con associata tendinopatia inserzionale dell’Achille occorre effettuare un’incisione di 4-5 cm e distaccare parzialmente il tendine d’Achille (che poi sarà reinserito con un sistema di fissaggio con micro ancorette) per rimuovere completamente le calcificazioni e/o la porzione di osso eccedente. Un programma di riabilitazione è sempre necessario per un pieno recupero funzionale.